Ivan Pozzoni
Il Dilettante Vuole Fare Arte: Merda D'artista
Ho indossato il mio scamandro d’amianto e mi sono immerso nel mondo dei dilettanti,
una scommessa tra amici, in accademia, mi ha reso indifferibile il vestiario,
secondo i miei contraddittori avrei trovato un mondo di decerebrati balbettanti,
secondo me, sarei riuscito a scovare due/tre esordienti interessanti misti a un mondo da Bestiario,
messi fuori uso il finto lit-blog del mediocre Proust di Carrara e azzannato HousePoetic all’aorta,
seguendo la direttiva (I) del Kolektivne NSEAE, mi sono avventurato nei meandri di Alidicarta.
Nella virtualità ho incontrato Giusy, conosciuta nelle campagne catanesi come regina dell’ingoio,
zitella, quarantenne, tutti la scopano e la lasciano, avendo un corpo, sodo, immerso in una vasca,
batte, alla cassa, senza uso del cervello, le concedo Telegram e arriva con la velocità dell’avvoltoio,
mi son bastate tre frasi a capirne il livello, e, insomma, anche a scopare occorre un minimo di Crusca,
mi accontento di una bambola, gonfiabile, e le sbatto in faccia un ciaone indice innegabile di disinteresse,
la malata di mente si inventa un fidanzato, sbrodola di violenze, minacce, si è dimenticata le molestie,
mi ricorda una scimmia in Tribunale con sotto il braccio un codice, senza l’oblige di finesse,
attendo, divertito, notizia di reato a farle il culo: te l’ha fatto mezza Sicilia, e io adoro giustiziar le bestie.
Ho incontrato Giulia Rebecca Reggio Emilia, che racconta di ingropparsi uno dei Mille sul divano,
se c’eri tu Garibaldi col cazzo che arrivava a Marsala, organizzavi un bukkake che neanche Natasha Kiss,
con la mia solita gratuita cattiveria ho sottoposto ai maggiori critici italiani i tui testi da scrivano
mi han risposto, Gianburrasca, di buttar le carte igieniche nel cesso e di iniziare una terapia anti-miss,
l’intera Italia letteraria ride alle mie trovate irriverenti, far commentare un asino è un atto da buongustai
tu chiuditi nei blog da dilettanti e non uscire, e, nella vita, continua ad affinare l’arte del creampie.
Ho incontrato un cavaliere dello Zodiaco, dedito al rito del je rode, che millanta robe da cercopiteco,
Cavaliere, sali a calci sul cavallo, e non rompere i cojoni a chi era abituato a dialogare con Umberto Eco.
Ho incontrato Alzheimer, cultore del tetrametro nel 2024; Sisifo, il magister, difficile da disprezzare,
Emy, Sara e Stefy, ho vinto la mia scommessa, il Kolektivne NSEA ha votato di farle debuttare,
e diffondere i loro versi, Emy non aver timore, in novanta nazioni del circuito newtork WorPress,
buttiamo la maschera, «io sono io: e voi non siete un cazzo», non abbiamo da spartire nessuna torta,
ho conosciuto venti Italiani brava gente e centinaia di «minchioni» che m’innalzano i livelli di stress,
io continuo a scrivere su Gradiva, Dante vi condanna, in eterno, a muggir versi nel girone Alidicarta.
una scommessa tra amici, in accademia, mi ha reso indifferibile il vestiario,
secondo i miei contraddittori avrei trovato un mondo di decerebrati balbettanti,
secondo me, sarei riuscito a scovare due/tre esordienti interessanti misti a un mondo da Bestiario,
messi fuori uso il finto lit-blog del mediocre Proust di Carrara e azzannato HousePoetic all’aorta,
seguendo la direttiva (I) del Kolektivne NSEAE, mi sono avventurato nei meandri di Alidicarta.
Nella virtualità ho incontrato Giusy, conosciuta nelle campagne catanesi come regina dell’ingoio,
zitella, quarantenne, tutti la scopano e la lasciano, avendo un corpo, sodo, immerso in una vasca,
batte, alla cassa, senza uso del cervello, le concedo Telegram e arriva con la velocità dell’avvoltoio,
mi son bastate tre frasi a capirne il livello, e, insomma, anche a scopare occorre un minimo di Crusca,
mi accontento di una bambola, gonfiabile, e le sbatto in faccia un ciaone indice innegabile di disinteresse,
la malata di mente si inventa un fidanzato, sbrodola di violenze, minacce, si è dimenticata le molestie,
mi ricorda una scimmia in Tribunale con sotto il braccio un codice, senza l’oblige di finesse,
attendo, divertito, notizia di reato a farle il culo: te l’ha fatto mezza Sicilia, e io adoro giustiziar le bestie.
Ho incontrato Giulia Rebecca Reggio Emilia, che racconta di ingropparsi uno dei Mille sul divano,
se c’eri tu Garibaldi col cazzo che arrivava a Marsala, organizzavi un bukkake che neanche Natasha Kiss,
con la mia solita gratuita cattiveria ho sottoposto ai maggiori critici italiani i tui testi da scrivano
mi han risposto, Gianburrasca, di buttar le carte igieniche nel cesso e di iniziare una terapia anti-miss,
l’intera Italia letteraria ride alle mie trovate irriverenti, far commentare un asino è un atto da buongustai
tu chiuditi nei blog da dilettanti e non uscire, e, nella vita, continua ad affinare l’arte del creampie.
Ho incontrato un cavaliere dello Zodiaco, dedito al rito del je rode, che millanta robe da cercopiteco,
Cavaliere, sali a calci sul cavallo, e non rompere i cojoni a chi era abituato a dialogare con Umberto Eco.
Ho incontrato Alzheimer, cultore del tetrametro nel 2024; Sisifo, il magister, difficile da disprezzare,
Emy, Sara e Stefy, ho vinto la mia scommessa, il Kolektivne NSEA ha votato di farle debuttare,
e diffondere i loro versi, Emy non aver timore, in novanta nazioni del circuito newtork WorPress,
buttiamo la maschera, «io sono io: e voi non siete un cazzo», non abbiamo da spartire nessuna torta,
ho conosciuto venti Italiani brava gente e centinaia di «minchioni» che m’innalzano i livelli di stress,
io continuo a scrivere su Gradiva, Dante vi condanna, in eterno, a muggir versi nel girone Alidicarta.
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