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LETERSISHQIP
Ivan Pozzoni

Il Minchione

Oggi ho scoperto, su un lit-blog, dalla lectio di una decerebrata dilettante
che, nei miei studi di storiografia letteraria, sembrava esistere un anello mancante,
il mio macro-errore è stato far consistere l’intera letteratura del Novecento
nella linea del trinomio Dossi/Lucini/Sanguineti e sul tema del dédoublemento,
l’originalità dei fatti ha smentito la mia opinione
l’asse centrale della letteratura italiana è il tema del «minchione».

Il «minchione» inizia a dispiegare la sua forza nel verismo,
col binomio «minchione»/Verga non si rischia l’eufemismo,
l’uso del termine è rilevato, in recidiva, nei meandri del triveneto teatrale
il binomio «minchione»/Goldoni causa un abbinamento anticoncezionale,
non riuscì a non infilarsi nella querelle tra neo-classicismo e romanticismo illuminato
il binomio «minchione»/ Manzoni è sinonimo di un castrato Innominato.

É il terronismo partenopeo delle sorelle bandiera a cagionar lo scorno
il binomio «minchione»/Giusti pare esser titolo di un film porno,
rimurgino sul quinto e ultimo binomio, la deficiente scrive il letterato Vampa
rimuginio, trmòn, trmòn, trmòn, e, all’improvviso l’ippocampo avvampa,
Vampa non sarà mica Bertelli Luigi, detto Vamba, creatore del mio avatar Gianburrasca
rifiuto il binomio «minchione»/Vamba e mi iscrivo di diritto nell’Accademia della Crusca,
io, l’Asino che frequenta queste no fly zone semplicemente in cerca di una zoccola somara
e scopro, nel www, grandi studiose di «minchia», da ridurre in lacrime anche Galantara.