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Ivan Pozzoni

La Terza Volta Di Lazzaro

Questa è la terza volta che mi levano il sudario,
sono ancora in grado di flexare senza l’uso di un rimario,
non riesco neanche a sperare nel famoso logos di un missile russo,
in cammino sulla strada verso Odessa con venti sintomi da reflusso
curiosissimo dello stato dello star system italiano bevo vodka ed un cachet
nessun refolo di cambiamento: dittatore di Atelier è restato Giuliano Berchet.

Spostato il masso del sepolcro, dopo sei anni, controllo il catalogo Mondadori,
sarà svanito il cucchismo, 0,9% del fatturato, e mi ritrovo i soliti cinque autori
Ruffilli, Lamarque, De Angelis, le solite novità settuagenarie, e l’Opera omnia di Viviani,
che a raccontare tutto in Macedonia e Kosovo non smetterebbero di batterci le mani,
Yēšūa, nel 2018, ti eri impegnato a regalarmi il dono dell’auto-felllatio,
nel 2024, con impegno, vedrò di fare il miracolo da solo, senza estensione del prepuzio.

Questo continuo rinascere, e sparire, rinascere, e sparire, mi sta mettendo in confusione
sono l’artista del Raduga, dello Strega e del Montano, o una valletta della televisione,
va a finire sempre nello stesso modo: inizio a scrivere e mi metto nei pastiche,
m’hanno detto che cito citazioni di citazioni come Lapo tira su le strisce,
le uniche citazioni le ricevo in Tribunale da mediocri titolari di associazioni di Rimbaud
che chiedono elemosina ai «dilettanti» allo sbaraglio asserragliati nei lit-blog,
ho idea che mi richiudo ancora nella tomba e mi rimetto a studiar l’abbecedario,
le donne sono andate tutte via, come cazzo faccio a rimettermi il sudario.