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LETERSISHQIP
Ivan Pozzoni

Bologna

Portici inscatolati nella nebbia d’una città assolata,
assetata di avanzamento, tornata in serie A,
crocevia di cento idee, mille idioletti a dialetto, mille voci dissonanti,
madre di versi e sorella d’università,
suora dentro, etera fuori
astuta mendicante trasfigurata con vesti ed ori,
Bologna.

Bologna,
marrana assonnata da agguati in trattoria,
città d’arti, città d’anarchia,
tenda canicolare d’extracomunitari d’ogni razza,
capricciosa malandrina, testa di cazzo e cuor di ragazza.
Piazza di bombe, viagra e passione,
maniera carducciana, tormento di rivoluzione,
bistecca al sangue e backstage da pornodive
ci strazi a morsi coi denti bianchi caduti nella neve.

Guccini brado bardo t’ha cantata con accento emiliano;
un cantore, umile, d’inciviltà industriale, ti verserà in lombardo,
a bicchieri di Sangue di Giuda adagiato su fette di lardo.