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Ivan Pozzoni

Spazza Tour

La mia abitudine di cantarvi resoconti metrici
sulle brutte abitudini dei concittadini ai vertici
non deve assuefarsi nel farvi abituare
che soltanto i politici facciano cagare.

La g(g)ente è un abuso dell’uso del buso
- la (g) di rinforzo non è mica un refuso-,
ciascuno a competere nel non essere men scaltro
e nel fare il ricchione col culo dell’altro.

C’è chi lavoro e sudore non fanno assonanza,
tutti in coda in attesa del reddito di cittadinanza,
c’è chi tira, senz’onta, a mendicar due lirette
con l’assillo avvilente di scroccar sigarette.
C’è chi sbafa due versi al suo micro-editore
e elemosina a rate anche il televisore,
c’è chi impone al ragazzo una Mercedes in titanio
lasciando al suocero i conti del suo matrimonio.

C’è chi considera studiare un atto d’insania
e sentenzia che il Nilo si trovi in Germania,
c’è chi spara minchiate da ogni orifizio
e corre a chiudere i nonni all’ospizio.
C’è chi trova conforto in un bel rosatello
e non salta una sera del Grande Fratello,
c’è chi è arrivato in canotto senza neanche una giacca
definendo l’Italia un paese di cacca.

Questo non significa che i vari Juncker della Commissione usuraia
non brucino l’ossigeno dei cittadini europei peggio d’una caldaia.
Non bisogna dimenticare che bersagli della malattia invettiva
devono essere anche i grigi bonhommes senza alcuna attrattiva
e che tra i piccoli esempi che ho messo alla gogna
il più pulito ha la rogna.